giovedì 18 aprile 2013

Somewhere over the rainbow

Ho 28 anni, sono laureata da tre. E faccio la tata.
Ma sono alle Hawaii!
E nell'ottica del *guardiamo solo il lato positivo delle cose*, direi che fare colazione guardando l'oceano offre un gran bel punto di vista.

Ma analizziamo il tutto nel dettaglio:
  • Fatto n.1: "ho 28 anni"
    Ebbene sì, anche quest'anno mi è toccato compiere gli anni, Tra l'altro, considerando che oltreoceano il giorno del mio compleanno è arrivato 12 ore dopo, che gli amici hanno cominciato a farmi gli auguri con diverse ore di anticipo (ora italiana + caos da fuso) e che sto ancora mangiando fette della mia torta, posso dire che è stato il compleanno più lungo di sempre. Il fatto è che i trenta si avvicinano inesorabilmente...Non sono una di quelle persone fissate con l'età (e visto che sembro più giovane già adesso, potrò calarmi gli anni ancora per un bel po' di tempo). Non temo i capelli bianchi (finora ne ho trovato solo uno che saltuariamente ricompare per spaventarmi, prontamente eliminato) e il mio decadimento fisico è iniziato ormai da tempo, quindi non è che due anni faranno chissà che differenza. Però se mi fermo un attimo a pensare a cosa ho concluso finora, bè.. i trenta si fanno ancora più pesanti.
  • Fatto n.2: "sono laureata da tre anni".
    L'ho realizzato solo l'altra sera e non ho potuto fare a meno di pensare a quanto sono passati in fretta questi tre anni e a quante cose sono successe e quante ne sono cambiate. E a quanto poco mi sia servita finora la mia laurea.
  • Fatto n.3: "faccio la tata" (o nanny, che fa più figo).
    Diretta conseguenza della presunta inutilità della mia laurea e della difficoltà di trovare un lavoro decente. A pensarci bene infatti, i miei precedenti lavori mi sono serviti più che altro per conoscere delle splendide persone.
  • Fatto n.4: "sono alle Hawaii"
    Ecco, pensiamo a questo! La famiglia per cui faccio l'au pair mi ha portata in questo piccolo angolo di paradiso per un mese (!!!) e credo che potrei tranquillamente fermarmi qui per sempre. La gente è gentile e cordiale, sorridono sempre tutti (e ci credo!), faccio colazione guardando il mare e appena ho anche solo 10 minuti liberi posso scappare in spiaggia, guardare le onde, ascoltare musica, fare foto a ignari passanti e buttarmi in acqua (anche se giocare con le onde senza i tentativi di affogamento da parte dei miei fratelli non è ugualmente divertente).
Qualche foto, giusto per farvi un po' di invidia




(il fatto che il sole tramonti dall'altra parte dell'isola ha risparmiato ai miei amici un'infinita serei di foto taggate #sunset)


Qualche appunto random sul viaggio (cioè cose di cui non vi importa nulla, ma le scrivo lo stesso):

- per arrivare qui ci sono voluti quasi due giorni (con una sosta a Los Angeles) e qualcosa come sei caffè per sopravvivere alla sveglia delle 4 del mattino, al fuso e al jet leg, ma ne è valsa la pena. Decisamente!
- se hai i soldi, viaggi meglio. Ok, è un dato di fatto, un'ovvietà.. ma ho vissuto in prima persona la differenza che c'è tra il passare le tre ore di attesa tra un volo e l'altro nella saletta vip dell'aeroporto di Londra, piuttosto che sulle scomodissime sedie (che poi ti siedi solo se sei molto fortunato) che usano i comuni mortali. Un altro mondo!
- la British Airways ha una fantastica offerta di film da vedere durante il volo: ho finalmente visto Django (in lingua originale.. magari me lo rivedrò in italiano - o almeno con dei sottotitoli - giusto per capire tuttituttitutti i dialoghi) e Argo (molto molto bello).
- se non viaggi in prima classe, il cibo lascia comunque molto a desiderare: sandwich dal dubbio contenuto, spuntini discutibili e caffè annacquatissimo (anche se è comunque caffè, e quando sei sveglia da 20 ore va bene tutto). Certo che se per pranzo servi pollo al curry alla maggior parte dei passeggeri, è inutile stupirsi se poi l'aereo puzzerà di curry per tutta la durata del volo. 
- gli italiani sono davvero ovunque. E sono sempre i più rumorosi. Per tutta la durata delle 11 ore Londra-Los Angeles ho finto di non essere italiana per evitare di essere impezzata dall'irritante coppietta felice seduta accanto a me.
- visto che me l'avete chiesto in tanti: non mi hanno messo al collo nessuna collana di fiori quando sono scesa dall'aereo (se ne volete una, fate sì che all'aeroporto venga a prendervi qualcuno e che ve la porti, altrimenti fate come me e compratene una da poco, da riutilizzare per l'AlohaParty che organizzeremo non appena tornerò a Bologna!)
- a Honolulu c'è David&Goliath: dopo aver lasciato quasi uno stipendio nello stesso negozio a Londra, sono riuscita a spendere anche qui (dove è chiamato The Stupid Factory) una sproposita quantità di dollari in pochissimi minuti.
- la musica hawaiiana mette proprio allegria, e alla radio passano spessissimo una delle mie canzoni preferite, Somewhere over the rainbow. Ah, ho anche scoperto che l'hawaiiano si legge esattamente così com'è scritto, quindi ora so che tutti proverete e pronunciare nel modo giusto il nome del cantante: Israel Iz Kamakawiwo'ole.
- i pancake qui sono davvero ottimi!

Aloha!

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