lunedì 16 settembre 2013

Wake me up when September ends

Settembre è un mese difficile. Finisce l’estate, e anche se fuori fa ancora relativamente caldo il meteo troppo spesso preannuncia scenari apocalittici di vento e pioggia che non invogliano ad andare al mare; e poi fa troppo freddo per fare le ore piccole nei locali estivi all’aperto senza pagarne le conseguenze il giorno dopo con mal di testa e abbassamenti di voce [anche se quello forse non dipende tanto da settembre, quanto dalla nostra età non-più-tanto-gggiovane]. Finiscono le ferie, si torna a lavorare (chi lavora), ricominciano le scuole (il che coincide con orde di insopportabili ragazzetti con enormi zaini che si aggirano ovunque), ricominciano inutili programmi in televisione [ma ricominciano anche i millemila telefilm in diretta dagli States!], finiscono i saldi e le vetrine pullulano di maglioni sciarpe e cappotti. Tra pochissimo poi i negozi saranno pieni di decorazioni natalizie e le strade saranno popolate da persone che diranno cose tipo “sembra ieri che giravamo in costume, ormai è già Natale!”.
Meglio non pensarci.

Per me settembre poi ha coinciso con la fine del mio lavoro estivo da gelataia, e di conseguenza con il ritorno allo status di disoccupata. Molto bene. Si ricomincia con l’invio massivo di cv, colloqui e secondi colloqui dove sembra che il posto sia ormai assicurato ma poi “grazie eh, sei perfetta ma prendiamo qualcun altro”.
E per il secondo anno consecutivo poi, settembre per me ha coinciso con una serie di tagli – di capelli, di persone. Si dice che se una donna si taglia i capelli è perché vuole cambiare qualcosa della propria vita. Odio le frasi fatte (noncisonopiùlemezzestagioni, ahigiovanidoggi, sistavameglioquandosistavapeggio, ègiàNatale), ma non posso negare un certo fondo di verità almeno in questa.

Comunque, questo è l’ennesimo post assolutamente inutile che pubblico, ma mi andava di scrivere e se siete capitati qua ve lo siete cuccato.
E quindi beccatevi anche questa lista di #cosedicuinonimportanullaanessuno:

- gli umarells sono in grado di ballare davvero qualsiasi cosa con i passi dell’alligalli. Nei due mesi passati a lavorare accanto a una allegrissima balera, li ho visti fare gli stessi identici movimenti (sempre con ritmo e stile, obviously) su un improbabile remix di canzoni degli 883, con dei balli latinoamericani e addirittura con il gangam style!
- da giorni continuo a sentir parlare di o a vedere post sul Winner Taco: mi aggrego alla folla per chiedere che ritorni in produzione, lo adoravo!

- prima del caffè io al mattino non esisto: quella che si aggira per casa ha le mie sembianze, ma penso si tratti di un ologramma.
- se dici al parrucchiere di tagliare, lui taglierà. Tanto.
- il cannolo siciliano prima di andare a dormire mi fa venire gli incubi, dovrei ricordarmene la prossima volta che passerò alla Festa dell’Unità e vorrò prenderne uno (ma tanto poi lo prenderò lo stesso)
- se arrivi in ritardo a un concerto, poi non puoi scartavetrare le palle a tutti quelli vicino a te mentre urli cercando di convincere il cantante a cantare una canzone che ha già cantato
- i GemBoy ci piacevano di più prima che Colorado Cafè li commercializzasse così tanto
- se le donne stanno sedute un po’ in punta sullo scooter non è sempre per far le fighette altezzose, come invece sostengono gli amici motociclisti: nel mio caso è perché se sto troppo indietro sul sellino, poi non arrivo a toccare per terra quando devo fermarmi al semaforo (problemi da #diversamentealta)
- Paolo Fox SA