martedì 18 giugno 2013

Andata e ritorno (e decluttering)

Sono tornata!
Ormai già da tre settimane in realtà, ma si sa, senza ispirazione non mi va di scrivere sul blog e quindi l'ho lasciato un po' perdere dopo la mia gitarella a Cannes e l'incontro con Sharon. E poi tra concerti, uscite, amici, sistemazione e colloqui ho avuto un bel po' da fare negli ultimi giorni. Ma insomma, rieccomi!

Non sto qui a spiegare quali sono le motivazioni e le scelte che mi hanno riportata a casa [a chi interessa le ho già più o meno dette, gli altri sono solo dei curiosoni!], fatto sta che sono tornata a Bologna, nella caldissima e umidissima Bologna, ho riabbracciato i miei amici e adesso sto cercando di mettere un po' di ordine nella mia vita.
A cominciare dalle piccole cose.
Già diversi mesi (forse addirittura anni) fa avevo sentito parlare di decluttering e downshifting: paroloni inglesi (si sa, i paroloni inglesi ci permettono di tirarcela sempre un po') con cui si indica un modo di vivere minimalista ed essenziale, l'arte di liberarsi di quello che non ci serve e, volendo, fare spazio al nuovo.
In parole povere: butta via tutta quella robaccia che non ti serve!
Allora, parliamoci chiaro. Chi mi conosce SA che accumulo. Accumulo tanta di quella roba che non uso, vestiti che non metto e ricordi che poi infilo in scatoloni che una casa intera non basterebbe. Mi sono accorta di quanto questo modo di fare mi pesasse quando ho cominciato la mia odissea dei mille traslochi in due anni. Scatoloni da spostare da una casa all'altra, su e giù per le scale, fuori e dentro dai mobili, continuando a pensare "ma chi me l'ha fatto fare?" e "ma a cosa mi servirà poi tutta sta roba?"

Il periodo passato in Francia da questo punto di vista mi ha dato lo scossone in più che cercavo. Là, con poche cose e pochi vestiti (si fa per dire, se ripenso alle dimensioni delle valigie usate per riportare tutto a casa) sono stata benissimo. E così, tornando a casa e chiedendomi come avrei fatto a rimettere tutta la mia roba in un'unica piccola stanza, ho pensato che potesse essere arrivato il momento giusto per liberarmi di un po' di cose inutili.
Voglia di cambiamento, insomma.

Ho iniziato svuotando tutti i mobili, comprando un barattolone di vernice per ridipingere le pareti e arruolando i miei fratelli per farmi aiutare (che va bene tutto, ma una mano in più fa sempre comodo!). Mi sono liberata di cose vecchie che nemmenomiricordavofosseroancoralì, vestiti mai messi o che nemmeno una dieta ferrea mi permetterebbe di indossare ancora, ho buttato via fotocopie e vecchi appunti dell'università (gettare anni e anni di studio nel bidone della carta aveva anche un nonsochè di metaforico, considerando quanto sia difficile trovare un lavoro).
Ok, nascosto in fondo all'armadio ho ancora uno scatolone di vecchi diari di cui non mi libererò mai, uno stock di inutili matitine Ikea e tante altre cose che, onestamente, lo so bene che non mi servono.
Ma so anche che faccio fatica a staccarmi da certe cose [e questo discorso potrebbe benissimo valere anche per le persone, ma questa è un'altra storia] e quindi insomma, già così è un discreto passo avanti.

E almeno, quando dovrò affrontare il milionesimo prossimo trasloco magari ci metterò un po' meno, va'.