venerdì 22 marzo 2013

Pensieri sparsi

Sette giorni in Italia, due aerei, un treno, un imprecisato numero di autobus; un viaggio in macchina con un'amica, proprio come quando ci siamo conosciute; sei tra merende/gelati/caffè in compagnia ("Oh, il primo gelato dell'anno".."Ah no, è il secondo solo oggi"); riabbracciare la mia famiglia; tre pranzi fuori e un pranzo domenicale a casa, di quelli che arrivi alla fine e rimane giusto giusto lo spazio per il caffè (un altro, sì); taggarsi e commentarsi su facebook da una parte all'altra del tavolo; vedere San Luca e sentirsi a casa; pioggia, tantatroppapioggia; sei cene tra amici, di cui due internazionali cucinate da me con alcune delle ricette imparate qui, una a base di crescentine e una a base di pizza (visto che da quando son qui pizza e crescentine sono tra le cose che mi mancano di più); svariati dolci (ricordiamo "Ma in realtà ho lo stomaco chiuso"..stomaco che si è magicamente riaperto di fronte ad un'enorme fetta di torta); i portici di Bologna; il vintage (inteso sia come locale sia come rispolverare "Non ti passa più" degli 883); il concerto dei Modena City Ramblers; un incontro inaspettato; un pomeriggio tra zombie e aneddoti; qualche bella sorpresa; un libro nuovo che parla di cibo e musica, e considerando la settimana non c'è accoppiata migliore; mangiare come se non ci fosse un domani; almeno tre chili presi; sentirsi a casa anche se adesso lì ci vive qualcun'altro (perché "gli amici sono la famiglia che ti scegli"); capire che non importa da quanto tempo conosci qualcuno - che sia un anno o quindici - per volergli bene; sapere che se fossi arrivata a Milano e non a Venezia l'accoglienza (comprensiva di pappa e servizio taxi) sarebbe stata la stessa, perché "un amico lontano è a volte più vicino di uno a portata di mano"; immaginare scenari possibili per persone scomparse; ritrovarsi a fare gli stessi identici discorsi di fine dicembre; l'incoerenza come filosofia di vita; fare le ore piccole per più di due sere consecutive e non esserci assolutamente più abituata; qualche piccola delusione, aspettative da abbassare; parlare con qualcuno come se ci si conoscesse da una vita, quando sono solo pochi mesi; girare sempre con la macchina fotografica in borsa e ridursi a fare 5 foto, una più brutta dell'altra; chiedersi se sono ancora in grado di guidare con la frizione - e con le scarpe nuove; ridereridereridere tanto da avere le lacrime agli occhi; deliranti autoscatti con il rotolo dello scottex come treppiede precario; mille abbracci, ma non sono mai troppi; una colazione dove una torta porta il mio nome e sembra un annuncio erotico; la sensazione di non essere mai andata via; raccontare millemila volte le stesse storie; la stessa idiozia di tre mesi fa.

"Bisogna avere una casa per poter andare in giro per il mondo" 

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