Breve annuncio: ho cambiato nome al
blog (di nuovo). In fin dei conti non sono più in Francia da un po', l'"anno nuovo –
vita nuova” è quasi finito e quindi insomma, è anche ora.
Ho sempre avuto un rapporto difficile e
conflittuale con il dover dare un titolo a qualcosa, dai temi
scolastici agli articoli scritti nella mia breve carriera da
giornalista d'assalto, figuriamoci dover racchiudere in pochi
caratteri tutto il caos che c'è qua dentro.
Citazioni famose? Qualche parola di una delle mie canzoni preferite? Un insieme casuale di lettere e numeri? In italiano comprensibile ai più o in inglese perché è più figo?
E che fare se la grande idea è già stata utilizzata?
Citazioni famose? Qualche parola di una delle mie canzoni preferite? Un insieme casuale di lettere e numeri? In italiano comprensibile ai più o in inglese perché è più figo?
E che fare se la grande idea è già stata utilizzata?
Considerando gli ultimi avvenimenti, i
cambiamenti più o meno radicali, le scelte fatte, i fallimenti e i
nuovi cambi di rotta, sento molto mia questa frase:
[Già citata anche in questo post]
Positività apppalla insomma. It's the
only way.
Ma ci sta: il mio grande piano di fuga
dall'Italia (che prendeva forma più o meno un anno fa in questo
periodo) non ha funzionato. Ora vediamo cosa hanno in serbo per me le
altre 25 lettere.
Detto questo:
No, non il blog. Quello funziona
benissimo, anche se non scrivo da un mese e mezzo.
Io
sono ferma per manutenzione. Dopo essermi frantumata un ginocchio
cadendo con lo scooter appena comprato dopo un incontro ravvicinato
con il bauletto di un altro motorino. Molto bene.
E così, poco più di un mese fa ho
scoperto l'esistenza di un osso chiamato piatto tibiale, e di quanto
sia frequente romperselo cadendo in moto o sciando.
Ah, e anche di quanto sia complicato rimettersi in piedi poi.
Ah, e anche di quanto sia complicato rimettersi in piedi poi.
“Incidente col motorino ma sto bene,
tranquilli! Al massimo una botta, non penso di essermi rotta nulla” - questo il messaggio mandato agli amici subito dopo.
Non penso di essermi rotta nulla. Devo decisamente rivedere le mie conoscenze ortopediche. Infatti la lastra non ha fatto che confermare lo sfigatissimo destino a cui
stavo andando incontro: intervento e ricovero, 30 giorni di riposo
con tutore rigido (solo per iniziare), stampelle, indefinitonumero di settimane senza
poter fare praticamente nulla.
Mooolto bene.
Quale sia esattamente il piatto
tibiale, o dove mi siano stati impiantati i componenti del mio
bellissimo nuovo e portentoso ginocchio bionico, non è dato sapere.
Sembra quasi che i medici custodiscano chissà quale segreto e non
vogliono sbilanciarsi troppo in spiegazioni. Grazie, bravi! Così uno appena
entra in possesso di un pc e di una connessione si butta su google
alla ricerca di risposte.
Grosso errore.
Grosso errore.
In ospedale poi ho scoperto una varietà
incredibile di casi umani: da quello che minacciava il suicidio se
non l'avessero lasciato fumare alla vecchiotta new age con entrambe
le gambe rotte che rifiutava i farmaci. Solo per fare qualche
esempio.
Tornata a casa invece ho scoperto quanto diventino
difficili anche le più piccole cose quando si è obbligati a
spostarsi con le stampelle e una gamba rigida: spostare oggetti,
vestirsi, sedersi sul gabinetto, fare la scale (soprattutto se la
camera al primo piano), dormire in salotto (non potendo salire le scale) con un gatto affamato e
miagolante dalle 6 del mattino e componenti vari della famiglia che
si svegliano – o vanno a dormire – agli orari più assurdi,
lavarsi i capelli o rendersi presentabili, uscire dovendo selezionare
accuratamente il locale in base ad accessibilità, presenza di
gradini e caratteristiche delle sedie, e – citando mio fratello –
dovendo essere caricata in macchina “come un mobile Ikea”. E così
via. Il fisioterapista in ospedale insegna i “passi base”, ad
alzarsi dal letto, raggiungere il bagno e sedersi a tavola, ma tutto il resto è
rallentato o complicato, e nemmeno Santo Google è troppo d'aiuto in
questo caso: ci vorrebbero dei siti specializzati in “stampelle:
istruzioni per l'uso” con video tutorial su come sopravvivere con
sti trampoli.
E arriva, inevitabile, l'insofferenza.
La noia. Il fastidio.
Peggio del dolore fisico (pressoché inesistente fortunatamente) c'è quello stato di irritazione e nervosismo causato dall'essere bloccati sul divano quando fuori c'è il sole (soprattutto quando, per la prima volta da anni, l'estate prosegue anche per tutto settembre regalando bellissime giornate calde). E dal dover dipendere sempre da qualcuno anche per la più piccola cosa. E dall'invecchiare precocemente ritrovandosi a far la maglia per passare il tempo.
Peggio del dolore fisico (pressoché inesistente fortunatamente) c'è quello stato di irritazione e nervosismo causato dall'essere bloccati sul divano quando fuori c'è il sole (soprattutto quando, per la prima volta da anni, l'estate prosegue anche per tutto settembre regalando bellissime giornate calde). E dal dover dipendere sempre da qualcuno anche per la più piccola cosa. E dall'invecchiare precocemente ritrovandosi a far la maglia per passare il tempo.
L'unica soluzione possibile è rimanere
positivi
e, soprattutto, smetterla di fare
acquisti online.
Amazon è il male assoluto e il corriere ormai è
mio amico.
Ci tengo comunque a ringraziare anche qui tutte quelle persone che negli ultimi oltre 40 giorni hanno contribuito a rendere meno pesante la mia permanenza obbligata prima in ospedale e poi nel salotto di casa.
E in particolare per... le risate e il supporto nei momenti più difficili, la musica con cui addormentarmi, i cioccolatini, i fiori, le chiacchiere e i film, il gelato di straforo, le cene e la grande organizzazione per portarmi al cinema, i pomeriggi di sole in stile badante-nonna, il countdown, i soprannomi e la stampellata finale nel corridoio dell'ospedale accompagnata da Galeazzi e dalla colonna sonora di “Momenti di gloria”.
Ci tengo comunque a ringraziare anche qui tutte quelle persone che negli ultimi oltre 40 giorni hanno contribuito a rendere meno pesante la mia permanenza obbligata prima in ospedale e poi nel salotto di casa.
E in particolare per... le risate e il supporto nei momenti più difficili, la musica con cui addormentarmi, i cioccolatini, i fiori, le chiacchiere e i film, il gelato di straforo, le cene e la grande organizzazione per portarmi al cinema, i pomeriggi di sole in stile badante-nonna, il countdown, i soprannomi e la stampellata finale nel corridoio dell'ospedale accompagnata da Galeazzi e dalla colonna sonora di “Momenti di gloria”.
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